Biennale del Disegno a Rimini
Le linee dell’arte si dipartono da Rimini
La breve e intensissima stagione che si è inaugurata a Rimini attorno al totem del disegno è un evento sorprendente e inatteso, la cui ambizione è stata tuttavia pareggiata dalla serietà e dall’intensità qualitativa delle mostre e delle manifestazioni che gli organizzatori sono stati in grado di mettere in campo, concentrando un migliaio di opere grafiche capaci, nel loro complesso, di elaborare una definizione quanto mai poliedrica di un arte tanto complessa, pur nella propria familiarità e semplicità concettuale, come quella del disegno.
Venti sono le ampie rassegne, in forma di mostre tematiche, monografiche, collettive e retrospettive, che nei due mesi della Biennale saranno aperte nei luoghi della cultura, più o meno noti al pubblico, diffusi in città (Museo della Città, Castelsismondo, Biblioteca Gambalunga – Galleria dell’Immagine, FAR Fabbrica Arte Rimini – Palazzo del Podestà, Cineteca comunale, Istituto Lettimi, Museo degli Sguardi). Altre mostre sono state allestite contemporaneamente a Longiano (alla Fondazione Tito Balestra), a Santarcangelo (al MUSAS), a Cesena (Biblioteca Malatestiana). Segni evidenti della volontà di rispondere con entusiasmo al richiamo teso dalla Biennale, da parte delle intelligenze più veloci del territorio, che si ritroveranno anche per conferenze e incontri presso gallerie, case editrici, atelier e librerie cittadini.
Si potrebbe dire, senza tema di risultare insolenti, che Rimini sia città dove la grande arte sia passata senza mai, però, fermarsi e porre radici. L’arte ha vissuto qui stagioni eccezionali, spesso nate con una indefinibile premonizione di contingenza, di irrepetibilità. Come appunto, rischiando la sordida metafora, per avventati amori vacanzieri. I mesi riminesi di Giotto folgorarono giovani e meno giovani maestri, tuttavia presto consapevoli della necessità di partire; quelli di Piero vennero celati dalla cortina di una grata ferrea, e nessun allievo se ne nutrì; mesmeriche e inconsistenti le tracce di Brunelleschi nel Castello di Sigismondo; addirittura beffarde, per l’indirizzo, le scarne parole di Leonardo per una città allora ancora capitale.
Che una capitale Rimini voglia ora esserlo, e per una disciplina nobile come il disegno, stupisce quindi molti. Gli stessi Riminesi, che sono tutti ragionevolmente sorpresi di apprendere che in città nacquero tre penne di fondamentale rilevanza per la grafica italiana del secolo scorso: René Gruau, Federico Fellini e Hugo Pratt. Personalità, ancora una volta, legate a Rimini per casualità, esimie presenze non al riparo da contrasti e diffidenze, meglio spiegabili entro confini mondiali piuttosto che urbani.
Pure, Rimini ha nel suo Tempio Malatestiano una pietra angolare per la maturazione del rapporto che l’arte del Rinascimento istituirà con la millenaria pratica di tracciare segni, di comporre meandri, serie e schemi grafici e darne poi un significato estetico, non solo simbolico. Qui, per la prima volta, la scienza di Leon Battista Alberti lasciò la pergamena e i caratteri scritti dei saggi sulla pittura, la scultura e le arti edilizie, per farsi pietra e dialogare con gli spazi, la luce, e gli occhi dei contemporanei. Fu a Rimini che questo spirito eletto rese per la prima volta manifesta la superiorità della mente e della geometria sulle approssimazioni empiriche e sulla tradizione. A Rimini l’Alberti mostrò ai posteri come il segreto delle impareggiabili architetture della Roma imperiale potessero venire catturate, e tenute quindi in pugno, da una semplice formula grafica. Disegno come formula magica, pronunciata e tracciata con rigide e calibratissime linee. Pure linee e niente altro.
Il cantiere del Tempio, per un decennio, ha portato avanti questo assunto, e reso onore a quella superiorità del disegno che la stessa facciata dell’edificio enunciava con simmetrie e aperture di compasso. L’artista che per molti anni vi fu impegnato, Agostino di Duccio, piegò il proprio stesso stile ad una centralità lineare inedita ai suoi lavori giovanili, perché la scultura disegnata del proprio stiacciato donatelliano diventasse l’asse di incontro della nobile e antica società cortese con il nuovo mondo delle lettere umanistiche, della filosofia platonica e di un nuovo spirito religioso.
Non stupirà allora che l’impegnativo cammino che gli estensori della mostra hanno prospettato per i visitatori prenda le mosse proprio da questo luogo fatale per il Rinascimento, dalle sicure linee che il pittore e matematico Piero della Francesca pose sull’arriccio per definire la sinopia del proprio affresco raffigurante Sigismondo inginocchiato dinanzi a San Sigismondo.
Nel vicino Museo della Città sono ospitate diverse mostre, come la retrospettiva dedicata allo scultore riminese Elio Morri (1913-1992), con opere della sua collezione personale, talvolta allo stadio di abbozzo, osservate in relazione agli schizzi progettuali. L’intento è quello di individuare una relazione fondamentale, per il processo creativo di ogni artista, esistente tra il formarsi dell’ispirazione e la sua prima materializzazione concreta nelle linee di un disegno. Lo stesso percorso mentale è rintracciabile con dovizia di esempi nei prestigiosi fogli della Collezione Ridolfi (Aria, vuoto, assenza), esposta nelle sale della sezione archeologica, dove studi e prove di composizione a carboncino, sanguigna e inchiostro, esprimono la tecnica di grandi maestri della scuola veneta, bolognese e marchigiana tra cui si annoverano Federico Barocci, Simone Cantarini e altri.
Prossima è la mostra Krobylos, un groviglio di segni. In questa selezione, la più importante della Biennale, disposta sulla gemella sede del FAR, partendo dal dovuto rispetto che si vuole portale alla valenza bizzarra ed istrionica che il segno grafico ha assunto nell’agire dei più grandi interpreti del segno tra ‘500 e ‘700 come Parmigianino, Tintoretto, Taddeo Zuccari, Guido Reni, Guercino, Giandomenico Tiepolo e altri. In ragione di questa leggerezza, della funzione quasi liberatrice che il disegno assume talvolta rispetto all’istintività dell’artista e al suo rapporto con le proprie ispirazioni (Krobylos è termine desunto da una tipologia di acconciatura femminile dell’antica Grecia), ai fogli dei grandi maestri sono state accostate opere di artisti contemporanei che hanno incontrato il disegno nel percorso della loro ricerca personale. Nomi imposti all’attenzione internazionale come Sol LeWitt, Georges Mathieu, William Kentridge, Fortunato Depero, Giuseppe Capogrossi, Lucio Fontana ed Emilio Vedova, insieme a promesse dell’ultima generazione.
Il Museo di Rimini si propone inoltre come tramite per la percezione di alti spiriti grafici del ‘900 italiano, legati a Rimini da consolidate frequentazioni, attestate dalla felicità di un’opera purissima, come è il caso dell’opera di Filippo de Pisis, la cui Piazza Cavour è al centro della mostra Lettere ai margini; o di Marcello Dudovich, il cui ospite inedito è un felicissimo disegno proveniente da una collezione faentina, inedito, collocato nella nuova e riformata sezione dedicata al riminese René Gruau (al secolo Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate), tra i più grandi illustratori per l’alta moda e padre della moderna grafica pubblicitaria. A pochi metri da questo incontro di estenuate eleganze che hanno saputo cristallizzare una ben definita idea di Rimini, è il “Libro dei sogni”, voluminoso tomo illustrato dalla più rustica penna di Federico Fellini, bozzettista e caricaturista nato e straordinario sceneggiatore per immagini. I copioni dei suoi Amarcord, I Clown e Roma furono già ben definiti sulla carta dove il maestro disegnava i sogni della notte, fumetti dotati di moto, colore e favella come nel più puntuale degli storyboard.
Un vasto ambiente, corrispondente alla nuova ala del Museo della Città di recente apertura, ospita Cantiere Disegno, l’esposizione dei lavori di 40 artisti già affacciatisi sul contesto nazionale e internazionale, legati talvolta alla stessa Rimini, alle mostre della cittadina Fabbrica Arte Rimini o al territorio regionale come Eron, Kiril Cholakov, Nicola Samorì, Franco Pozzi, Stefano Arienti, Umberto Giovannini, Serse.
Ed è proprio al FAR che prosegue il filo di Krobylos, presso il Palazzo del Podestà, insieme ad una monografica dedicata al grande, dolente e disperato genio grafico di Domenico Baccarini, protagonista mancato dell’arte italiana ed europea, documentato da una mostra che raccoglie Disegni dalla Pinacoteca di Faenza; ed all’esposizione dei celebri lavori in cui Gianluigi Toccafondo, già da vent’anni, elabora il suo personalissimo stile di ‘cortometraggio disegnato’, intervenendo pittoricamente sui fotogrammi con nuances o dense macchie scure. L’espressionismo del suo Cinema disegnato non è che l’ennesima volontaria invasione di campo del disegno nei linguaggi artistici.
Nel vicino Castelsismondo, Il segno dell’avventura presenta la sicurezza del tratto di Hugo Pratt, con il suo acquarello radioso e malinconico che investe le tavole dedicate al fortunatissimo personaggio di Corto Maltese, così come alle altre avventure e viaggi che Pratt, nato a Rimini, raccontò in graphic novel capaci di nobilitare la pure importante arte del fumetto. A poche rampe di scale, nello stesso mastio riminese, un viaggiatore sedentario come Antonio Basoli (1774-1848) costituisce un meraviglioso contraltare al diario di viaggio di Pratt-Maltese. Il grande ornatista, pittore e architetto bolognese è protagonista de Il giro intorno al mondo, dal disegno al teatro, al cinema, straordinario campionario di follie impastate di Medio Evo e di gusto per il maraviglioso. Disegni dedicati alle favole di Esopo, scenografie fantasiose e ciclopiche, campionari e alfabeti, quadri con vedute fantastiche, pervase di un’estetica fosca e gotica, rendono lo spirito di un grande animo visionario e appassionato. Di diverso temperamento, ma similmente feconda è la creatività di Adolfo Coppedè Un architetto nel secolo d’oro della borghesia, capace di trattare con grandissima abilità le fonti disparate dell’eclettismo ottocentesco, dal neogotico al neorinascimentale al pompier e barocco dei progetti per un ponte sul Tevere. Una completa e illuminante monografica che accompagna l’architetto fino alle propaggini razionaliste, sempre in favore di una ferventissima vena creativa.
La Biennale del Disegno non si completa con questi ricchissimi episodi. Ulteriori, ricche mostre sono dedicate a Maurizio Osti, Nicoletta Ceccoli, Leonardo Sonnoli, Paolo Rosa ed altri, senza contare le già citate esposizioni di Cesena, Longiano e Santarcangelo.
Alle esposizioni della Biennale potrà essere integrata la visita di Rimini e dei propri tesori artistici (Arco d’Augusto – Tempio Malatestiano – Sant’Agostino – Ponte di Tiberio – Museo della Città) a cura di Guidopolis.
Guidopolis propone visite guidate alla Biennale a partenza fissa (ore 15:45 punto di ritrovo presso il Tempio Malatestiano) nelle seguenti date:
6-10-11-17-24 e 31 maggio
1-2 e 7 giugno
Eventi a prenotazione.
Per info, iscrizione alle visite fisse o prenotazioni per visite personalizzate della Biennale (anche in francese): 329-5731641 / Marco 329-2740433
guidopolis.turismo@gmail.com